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Come ogni anno sempre meglio a Monteprato di Nimis in Friuli, l’ormai tradizionale Manifestazione in onore degli uomini e dei suoi più prezioso attributi.
Il 2 agosto sta infatti proprio a sottolineare l’esaltazione delle due palle affiancate giusto all’ottavo ( 8 ) mese dell’anno. E i Montepratini non mancano mai l’obbiettivo, che cade sempre generalmente in una bella domenica di mezza estate, con una notte lampeggiante, fresca e imperturbabile allo svolgersi dell’Evento.
Perché, sì! ormai di “Evento” si può parlare, considerate le ben oltre cinquemila persone succedutesi nei due giorni della Festa, che mantiene il suo clou la notte del 2 agosto, quando a ritmo continuo gli appuntamenti si accavallano senza tregua a ridosso della mezzanotte, lasciandoti col fiato sospeso e la bocca spalancata, come quando con gli occhi all’insù ti soffermi a rimirare l’epilogo dei fuochi d’artificio.
Belle donne, tante, il 2 agosto a Monteprato, come quelle per il cui auspicio era nata la Festa.
Eh sì! Perchè voci di corridoio vogliono che questa Festa sia nata come rito propiziatorio per sollecitare dopo tanti anni nel Paese la nascita anche di qualche femmina. Era un lungo periodo di soli fiocchi azzurri a Monteprato, e allora, subito dopo il grande terremoto – siamo nel 1978 – qualche giovine ed audace paesano inventò la Festa. Nulla più di un semplice ritrovo tra paesani in quell’anno, davanti a buon “tai di vin”. Ma… si sa, da cosa nasce cosa, e se le cose sono belle non si possono non ripetere. Ecco che allora pian piano si allestisce uno spazio più consono, si costituisce un’apposita Associazione (la “Mask”, per la decifrazione del cui acronimo chiedo aiuto ai Montepratini stessi), si comprano addirittura dei terreni, perfezionando l’amore dei padri per questa terra strana di illibati prati montani (purtroppo ora semicoperti da boschi), si allestisce una nuova Chiesa, l’acquedotto, il mulino, costruendo altresì strade migliori.
Si perde nella notte dei tempi la storia di Monteprato, quando ancora, ricordano i vecchi per storia tramandata a voce da generazioni (che sarebbe bello porre per iscritto) vi si parlava un dialetto slavo, a testimonianza, forse, che solo gli emigrati potevano resistere in questo posto, superando i rigori dell’isolamento e del conseguente duro lavoro necessario per vivere.
Ma – tant’è – non addentriamoci in elucubrazioni pindariche, dove ormai la leggenda si confonde con la storia; ci basti prender atto della socievolezza di queste genti e della bellezza delle lor donzelle. Riandiamo invece alla schietta cronaca della Festa.
Il luogo è sempre quello sul sagrato della Chiesa, che non plaude né scomunica (anche se – a dire il vero – qualche scaramuccia, presto sopita, si era levata all’inizio, quando ormai la Festa cominciava a prender piede, delineandosi in tutto il suo straripante contenuto profano) perché, si sa, come sempre tra il sacro e il profano si sia sviluppata la storia dell’uomo. I giorni sono quelli dell’1 e 2 agosto, ma tutto fa perno sulla serata finale del 2 agosto, la vera giornata dedicata all’Uomo; così come quella, più famosa, dell’8 marzo è convenzionalmente dedicata alla donna. La sostanza comunque non cambia, perché mentre l’8 marzo si parla di donne, così anche il 2 agosto si discute di esse, magari forse per un attimo tralasciando l’aspetto intellettuale, per addentrarsi nei più reconditi segreti della fantasia, ad esaltarne le fattezze esteticamente più belle.
Si mangia la testicolata, preparata dalle mani esperte delle donne locali direttamente con le palle del toro: versione in umido, già pronta in “padiele”, e versione in frittura preparata al momento “in te fersorie”. Quella fritta di quest’anno era eccellente (accompagnata col pane a forma di fallo e da un bon “tai di ros”), a differenza di quella in umido di alcuni anni fa, che sapeva da “freschin”. Ma, come si sa, le mani si specializzano e col tempo producono sempre migliori prodotti… grazie allora alis “tre bielis frutis di chest’an” per aver manipolato i testicoli alla giusta misura.
Cosa ancora dire, parlando dei contorni… buona l’idea dei due palchi per la musica hard e per quella folk (di cui uno coperto), con tanto di comodi banchetti per le degustazioni e pista da ballo. Ma io non ho visto nessuno ballare. Sarà perché la musica era tutta da ascoltare ed intrattenitori vari passavano tra i tavoli ad allietare vieppiù le allegre compagnie.
Chi partecipa a questa Festa? Bè… è la classica Festa di popolo, senza distinzioni di sorta… uomini, donne, giovani (non bambini però, mi raccomando!) anziani, coppie, single, gruppi vari (di motociclisti, amici, di soli uomini, di sole donne, misti…). Qui è bello perché una donna che in qualche modo sventoli il proprio stato di single, non ha certo problemi, in breve, a farsi attorniare da vivaci spasimanti. Più difficile per l’uomo single, che comunque ha il suo bel daffare nel districarsi tra birra e sigari, cubiste e sfilate varie.
Ogni anno si cerca l’apoteosi: tra il Concorso per “Miss Muretto” (una decina di splendide creature vestite succintamente, in slip e… ignude… si fa per dire, ma è lo stesso, perchè ad un certo punto gli occhi vedono “attraverso” e partono urla, fischi e declamazioni di ogni sorta, che ad ogni uscita portano i decibel a livello di guardia) e la sfilata di intimo e costumi balneari. Poi arrivano loro… sì! le cubiste, intorno a quel palo conficcato sul palco, su cui svettava insieme al tricolore il vessillo di Monteprato. Bello vederle… una più dell’altra, e brave… accattivanti quanto basta… dalle movenze feline… con creme spruzzate in ogni dove, e quel povero ragazzo (mica tanto… era un veterano del posto) scelto tra il pubblico, che se l’è vista da tutte le parti…
ahahahahahaha ormai i giochi erano fatti e si entrava nel vivo della Festa, con il boato unanime quando le efebiche silfidi decidevano di togliersi l’ultimo, striminzito, velo che ancora si prodigava invano nel celare i prorompenti petti dai turgidi capezzoli… non proseguo oltre, per non apparire scontato, e poi perché non ho parole, anch’io in apnea, come voi, e la fantasia galoppante.
Il massimo della goliardia lo si raggiunge però con l’elezione (parodicamente trasformata in “erezione”) di Mr. Uomo dell’anno… E qui non si capisce più se in effetti non sia più agognata per la donna la partecipazione alla Festa in onore dell’Uomo… Sì! perché ora ogni maschio che abbia coraggio, può avere il suo momento di gloria: tutto è permesso, anche se l’organizzazione è ben lesta a stemperare gli animi più eccitati. Si va dal ragazzino di appena diciottanni che si vergogna a togliersi la maglietta, al navigato trentenne senza remore alcuna a spiattellare i suoi voluminosi attributi di fronte alle dieci vereconde fanciulle della Giuria. Ci sono i neofiti, gli scafati della Festa, gli esibizionisti, quelli spinti a forza sul palco per scherzo… è che quando sei lì non si scherza: hai migliaia di occhi puntati, e sulle note di improbabili marcette, devi per forza fare qualcosa… ahahahahahaha… non si può scappare, bisogna affrontare il toro per le corna… mi ricordo di un anno… quando Dunga (imperterrito partecipante alla Sfilata Mr. Uomo dall’esordio della Festa) incurante di tutto e di tutti passeggiò tranquillamente per due tre volte sul palco proprio come mamma l’ha fatto (e vi assicuro che lì l’aveva fatto molto bene!) tra gli osanna celesti di un pubblico letteralmente in delirio.
Ricordo, ad esempio, che nel 2009 il primo posto di Mr. Uomo è andato ad un govine musicante della “Sporca Dozzina”, il gruppo che con canzoni inverosimili, in rigoroso dialetto friulano, ha alliettando, muovendosi tra i tavoli a mo’ di Banda, tutto il pubblico della Festa. Il musico vincitore suonava i rulli di tamburo con i pantaloni abbassati (facendoli volare ogni tanto tra la folla) e piaceva alle giurate. Ma è il secondo classificato di quell’anno (ad un sol punto di distanza) il vero Reginetto della Festa fu un altro: un aitante sessantenne, che non finiva mai di levarsi le mutande, da tante ne aveva messe per l’occasione, rimanendo poi infine, tra lo stupore incitante della folla, con un striminzito tanga semitrasparente.
Goliardia… questa è goliardia allo stato puro, perché popolare, senza fini nascosti, che non siano quelli dello stare insieme, dando naturale corda per una volta agli irriducibili aneliti freudiani che da sempre ci pervadono.
E in tal senso l’epilogo finale – siamo ben oltre la mezzanotte e ci si munisce di apposite fiaccole – della processione in onore del “Grande Fallo” trasportato a spalla da splendide e conniventi Vestali, non può che ricalcare la parodia delle processioni cattoliche popolari, con tanto di giaculatorie inneggianti ai Santi (di cui naturalmente viene declamato l’aspetto sessuale in rima col nome), fino ad arrivare alla Capanna dell’Uomo (quest’anno arricchita di un nuovo museo del fallo) con le ultime litanie finali, che adesso, vista l’ora tarda, il buon bere e la stanchezza per il chilometro di salita percorso, diventato “osterie” dal numero imprecisato e dalle varianti più assurde…
Tutti a nanna poi, salutandosi fraternamente per aver stretto nuove amicizie, trascorrendo una giornata come solo gli uomini ancora sensibili alle piccole-grandi tradizioni che ci accompagnano nel corso della vita, sanno comprendere e interpretare
P.S.
Se permette per finire… qualche consiglio agli Organizzatori, onde evitare le pecche che inevitabilmente possono sempre minare, più o meno grandemente, lo sforzo di tutti:
1 attenti ai minori, consigliando le famiglie che inavvertitamente li portano, a soprassedere nel proseguio della serata
2 nonostante fossimo in Friuli – il che in tal senso è tutto dire, e inavvertitamente qualche licenza “poetica” può scappare – non ho sentito che un’unica bestemmia, purtroppo provenire dal Grande Maestro della Festa: non giova a nessuno! se non a fare “incazzare” un Signore che, forse, fino a quel momento si era divertito anche Lui, nell’ennesimo tentativo di comprendere ancora una volta la variegata spiritualità delle sue Creature
3 donne di Monteprato preparate anche i dolci! Va bene testicolata, pasta al sugo, coste, salcicce, “zoccole” di carne varia, patatine, e bevande di ogni tipo… ma i dolci, i vostri diversi e tipici dolci sapientemente preparati per un più piacevole fine pasto, quelli no, non possono mai mancare!!!
Grazie!
cari saluti a tutti
e arrivederci al prossimo anno…con mille e non più mille novità ancora